FESTIVALETTERATURA – per chi non c’era (I parte)

Micro-cronache personali dal festival di Mantova. Qualche pensiero, citazioni sparse, invitabili omissioni e grande soddisfazione della Lettrice alle prese con il suo programma.

Per i dettagli su autori, presentatori, temi, e tutto ciò che è stato prodotto dai professionisti, vi rimando all’ottimo sito di Festivaletteratura

Scritture Giovani LibreriaSCRITTURE GIOVANI LIBRERIAPaolo Piccirillo e Flavio Soriga con Chicca Gagliardo
Appuntamento quotidiano dedicato a chi vuole indagare il processo che fa di uno scrittore esordiente un autore in divenire. Il primo appuntamento è con due di sei scrittori presentati e sostenuti nei 10 anni del progetto Scritture Giovani
Paolo Piccirillo: “sono lettorecentrico” a disposizione e nei panni del destinatario.
Per il giovane autore, la scrittura è il mezzo sorprendente per viaggiare, conoscere. Non sa, forse non vorrebbe fare esclusivamente lo scrittore, ma “quando il pensiero fisso e una storia si incastrano… Mi sento uno scemo se non scrivo. Devo”. Le pagine lette dal suo romanzo “La terra del sacerdote”, ruvido e penetrante, restituiscono la maturità di quell’imperativo. A ottobre la presentazione torinese. Già in serito nel catalogo della Lettrice vis-à-vis.
Flavio Soriga: afflitto e affetto ironicamente da sardità, srotola contro-luoghi comuni per scrittori. La differenza fra un esordio letterario da un milione di copie e uno da 1500 è la stessa fra l’andare a lavorare nell’azienda di papà o meno: magari sei bravo uguale, ma le ossa te le fai meglio nel secondo caso. “Un grande scrittore si vede dalla quantità di roba che butta”. Con un minimo di esperienza, l’autore dovrebbe essere il primo in grado di sapere se una pagina è buona, e l’editor servire sempre meno a questo. “Ho scritto un giallo che non è un pretesto per raccontare nient’altro, e ne sono fiero”.
Chicca Gagliardo lascia filtrare la presenza e cura per il progetto e i protagonisti attraverso piccoli rimandi al tempo, al divenire.

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O futuro chegou?O FUTURO CHEGOU? IL FUTURO E’ ARRIVATO?  – Domenico De Masi e Ronaldo Wrobel
Mah… si è parlato più che altro del passato. Il futuro, si sa, è complicato (cit.). Peccato, magari sta a noi tirare le fila..?
Wrobel: “Mi hanno chiesto cosa significhi essere brasiliano. Non lo so, ma esiste un modo brasiliano di essere qualunque cosa”. Mentre l’autore ricorda come nessun brasiliano possa dirsi abbastanza “originale” da poter rifiutare un immigrato, la platea sospira e fantastica la prossima migrazione.

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L’ ESPERIMENTO DELLA DOPPIA FENDITURA – Jim Al-Khalili
“Oggi ho assistito a un trionfo della divulgazione. Ho partecipato all’incontro L’esperimento della doppia fenditura con Jim Al Khalili, non sapendo che era in inglese e nonostante questo grazie alla lavagna alla bravura del relatore, ho capito la base della meccanica quantistica: le particelle sono come i ragazzini se le guardi si comportano in modo sensato, se non le guardi fanno quello che pare loro e i fisici si scervellano per capire perché” – (micro-sintesi gentilmente offerta dal mio babbo)

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Io e MargheritaIO E MARGHERITAFederico Taddia per #Tracce
30′ per riassumere la “vita rigorosa e spettinata” di Margherita Hack. Federico monta i suoi ricordi per raccontare la persona, permettendoci di riconoscerla oltre il personaggio. Per scoprire che fra le due cose, a volte, non c’è differenza.
“Con lei, ogni risposta era un trampolino per la domanda successiva”
Anche senza la musica (facile), ci si sarebbe commossi ugualmente.

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Sul comodino del giudiceSUL COMODINO DEL GIUDICE – Simonetta Agnello Hornby con Simonetta Bitasi
La scrittrice si avvicina alla platea, che l’ha applaudita fin dall’ingresso. Si approssima fisicamente, scendendo dal pulpito” che la nasconde, e letterariamente suggerendoci la sua idea di “giustizia, preferita all’amore, perché presuppone amore verso gli altri” (mentre non necessariamente vale l’inverso).
Sul comodino del giudice, le hanno insegnato, serve ci sia sempre un romanzo, o della poesia, affinché egli sia preparato al verosimile.
“Non mi piace l’ottimista, che pensa il futuro sia come se lo immagina. Preferisco la speranza, e la perseveranza nel perseguire un obiettivo.”
Attraverso episodi, aneddoti personali, fallimenti e percorsi, una Simonetta, accolta dall’altra, racconta come risponde, a suo modo, alla domanda tante volte udita: “Ma io, devo essere come mio padre?”

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Elda LanzaLe meravigliose scarpe dorate di Elda Lanza, la prima donna in video della televisione italiana (femminista, giallista e punti a tutti)

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LE PAROLE DELLE DONNE  – Michela Murgia con Riccardo Romani
Un falso contraddittorio per ragionare sulla distorsione che attraverso la comunicazione si imprime sull’idea.
Michela Murgia, a fronte del costante e capillare lavoro svolto sul campo dei mezzi di comunicazione, cerca di sintetizzare alcune linee guida per l’azione concreta. Alfabetizzazione sentimentale e culturale, quotidianità, attenzione, pressione sono l’esercizio per modificare, attraverso le parole con cui si parla delle donne, la statistica immobile della violenza di genere.
“Pasionarietà”, emotività, battaglia, categoria di consumo. Queste le gabbie comunicative in cui Riccardo Romani paventa possa finire rinchiusa tale azione, depotenziandosi da se stessa.
Il pubblico interviene con pertinenza ed esperienza.
La domanda che non ho avuto il tempo di fare (e magari qui qualcuno ha idee): quali potrebbero essere strategie comunicative efficaci per evitare che il femminicidio sia solo categoria di consumo nei media?

Nota: mi spiace moltissimo che manchi una foto, ma il comando “si prega di spegnere i cellulari” mentre scattavo la suddetta, unito allo sguardo probabilmente del tutto casuale e inconsapevole e pur tuttavia apparentemente lapidario di Michela Murgia alla sottoscrita in prima fila mi ha fatto insaccare il mezzo con goffa e poco dignitosa manovra. Sono sempre più convinta che questa donna sappia unire alla forza delle proprie opinioni, anche la determinazione di saperle trasmettere (e, beh… sì io sono una mammoletta)

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"Elementi" in attesa per la Tavola Periodica
“Elementi” in fila per la Tavola Periodica

I RACCONTI DELLA TAVOLA PERIODICA – Sam Kean con Marco Malvaldi
Titanio, argento, arsenico, terillio… che elementi! Si chiacchiera di scienza e serendipity (scoprire l’elio cercando di fare il botto con una fuga di non-idrogeno), scoperte pericolose (il verde è un bel colore, ma quante donzelle sono perite per una stoffa tinta malamente con arsenico?) ed effetti collaterali (bere argento come antibatterico e ritrovarsi blu zombie), nomi di battesimo (i dispetti si sprecano) e questioni di genere (titola un giornale dell’epoca, per Doroty Crowfoot Hodgkin: “Una madre di famiglia del New England vince il Premio Nobel”).
“Il cucchiaino scomparso” di Sam Kean mette in relazione gli elementi con gli esseri umani, anche quelli (quasi tutti) che credono la Tavola Periodica esista da sempre.
Nota: Prossimamente nel catalogo della Lettrice vis-à-vis

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Libri selvaggiLIBRI SELVAGGIJuan Villoro con Christian Mascheroni
“Un libro è come uno specchio: se gli si accosta una scimmia, non ci si può riflettere un apostolo” (aforisma del XVIIsec.)
“Ognuno trae da un libro ciò che ci mette” dice Juan Villoro.
Ma il libro, prima, bisogna acchiapparlo! E può non essere così semplice, perché c’è libro e libro e nemmeno i lettori si somigliano. Gli uni e gli altri possono essere appassionati o recalcitranti, simbiotici o anarchici, tolleranti o furibondi, spaventati a morte o pacificati. I libri possono essere selvaggi, in quanto vivi come i loro lettori (e autori, Juan e Christian sono una delle migliori accoppiate del Festival, in questo senso).
Assolutamente da scoprire la storia dell’incontro fra il 13enne Juan e il suo “Libro selvaggio”, seguendo il consiglio della mamma di Christian: “Non avere paura dei libri”
Nota: un ringraziamento a Giovanna Melloni, in questa come in altre occasioni, interprete competente, divertita e appassionata per Festivaletteratura. Gli spettatori affezionati ormai regolano le loro aspettative anche in base chi vedono sedersi dietro al tavolo, sapendo che verrà tradotta non solo la parola, ma spesso l’intenzione, lo spirito, l’umore. Sono interpreti, appunto, non traduttori. E, ogni tanto, se c’è da redarguire qualche spettatore politicamente scorretto, non lo mandano a dire (ogni riferimento a Marina Astrologo è felicemente non casuale!)

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