Art is work. Is Art work? – Cap.3: le relazioni

Il lavoro artistico si basa sulla relazione. Qualunque lavoro artistico, anche il più solipsistico. Può essere la relazione con il pubblico, con uno spazio, con un momento storico, con un oggetto, un’idea, una memoria,… Non la mera osservazione, o la registrazione dello stato delle cose. Ma uno scambio dialettico che suggerisce una proiezione nel futuro, una creazione. Ascolto e restituzione, in sintesi. Anche l’Artista più schivo e isolato, l’eremita nascosto nella sua stanza o in un grotta, in qualche modo lavora sul principio di questo scambio. Che dire, quindi, di chi per arte, e per lavoro, si esibisce dal vivo? Come fa a produrre una risposta, se gli è negata la relazione, e dunque preclusa la possibilità di capire la domanda? L’Arte si manifesta spesso come un’illuminazione, sono d’accordo, ma la luce serve a vedere qualcosa. Non ha altra funzione, se non in relazione a… Troppo teorico? Non basta a convincervi che anche la relazione sia un lavoro (che, in questo Paese, si riduce a “economia”)?Allora vi ricordo che, banalmente, ogni relazione, ogni connessione, nutre l’economia. Il post su fb, la navigazione on line, le mail, le telefonate, gli spostamenti per gli incontri, le residenze, una semplice chiacchiera al caffè… nutrono, arricchiscono, moltiplicano benessere in un panorama sconfinato. Se l’Artista è ridotto al silenzio, e reso sordo dall’isolamento, se gli si impedisce di fare il proprio mestiere, non è solo a lui, che si toglie lavoro.

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