Dei bisogni

Del bisogno di non dire

Scrivere a macchina è l’equivalente, per un destrorso, del disegnare con la mano sinistra.
Sulla carta compaiono parole e idee che provengono da un altro luogo della mia mente, sul quale non ho controllo. Il ritmico battere sui tasti ipnotizza. Il segno sulla carta confonde e si confonde. E rivela.
L’occasione fa l’uomo ladro, la donna: artista. Ho acquistato per ispirazione una vecchia Lettera32, e fin dalle prime battute è stato chiaro che mi porterà in luoghi che non conosco.
No, non abdicherò al privilegio di essere una delle poche italiane a potersi vantare di non scrivere, ma leggere. Tuttavia sento che “Fenice”, così l’ho battezzata, farà rinascere me e i miei pensieri in nuova forma abbagliante. Per battezzarla, ho scelto una frase da “L’enfant de la haute mer”, di Jules Supervielle: “Être plus joyeux que sage”

Del bisogno di non sentire

Ognuno legge (o non legge) per motivi suoi, che a volte è anche deleterio declinare.
Però mi sento di condividere come leggere mi abbia più volte salvato la vita. Qualcosa di simile al volume che interrompe la traiettoria del proiettile diretto al cuore.
La possibilità di chiudere fuori tutto il mondo quando è schifo. Di silenziare non solo il telefono, ma anche certi pensieri. Di far passare, senza accorgermi, le ore maledette che separano il destarsi dal coricarsi. Di poter stare sola senza sentirmi sola. Leggere mi concede tutto questo.
Il momento è duro, particolarmente, e a mali estremi, estremi rimedi.
Oggi confido nelle 880 pagine di Underworld di Don Delillo, per la salvezza.

ps: l’ho comprato alla Libreria Ca’libro, scegliendolo da una delle mensole del torneo “Occupa la tua mensola”. 10 sfidanti che suggeriscono ai lettori 5 libri ciascuno. Al termine di ogni girone, passano quelli che hanno venduto di più. Partecipano affezionati della Libreria, appassionati della lettura e amici. E le mensole sono piene di loro. Anche di me: ne ho una porzioncina. Andate, scegliete, comprate, leggete e… salvatevi con me.

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