Ci sono cose a cui non vorresti credere. Cose a cui gli altri ti dicono di non credere. Ci sono modi di portarsi addosso una colpa non propria, perché non si ha avuto occasione di stabilire le responsabilità.
Ci sono verità oggettive, desideri soggettivi, bisogni collettivi e urgenze personali.
Ci sono tante cose, e qualche volta c’è chi è capace di scriverne.
Nora Krug, autrice e illustratrice tedesco-americana, restituisce in un volume ricco di disegni, documenti, fotografie, il percorso di ricerca sulla propria storia familiare. “Qui tutti, tranne me, sanno qual è il mio posto. Geografico. Storico. Genetico”.
Il posto cercato è Heimat, che ha molti significati. “Idea di un paesaggio o di un luogo reale o immaginario al quale una persona associa un immediato senso di familiarità”. Ma anche, per i nazionalsocialisti “… luogo di ritiro, in particolare per gruppi desiderosi di un orientamento psicologico che cercavano di identificarsi con un modello semplicistico”. La ricerca, che supera l’idea una famiglia possa cominciare da sé (e i propri genitori), e che ci si possa accontentare di qualunque modello semplicistico della realtà, attraversa dubbi, senso di colpa, sospetti, agnizioni. La Germania hitleriana in cui affonda ha pieghe che possono renderla illeggibile. E, tuttavia, l’Autrice riesce a trascriverla.
Non so se sia la collezione di materiali raccolti o prodotti, o la forma (graphic novel) con cui vengono restituiti, ma raramente ho empatizzato così facilmente con il dubbio, la necessità, e la scoperta della verità.
Per chi si fa domande, disposto ad accogliere qualunque risposta.
Nora Krug, “Heimat”, 2019 Einaudi Stile Libero Extra