Sono quattro. Sono bellissime.
È la prima cosa che dico loro quando mi si parano davanti, con gli occhi spalancati di meraviglia davanti al mio salottino che definiscono a loro volta “bellissimo!”.
Cosa dire, siamo d’accordo. Un ottimo inizio.
Le tre più grandi, sui 16 anni, dopo poche parole di spiegazione elogiano l’idea e il lavoro, e vogliono provare. La terza, un poco più piccola, chiede molto pragmaticamente: “Bellissimo, sì, ma quanto costa?”. Scommetto (e vinco) che ha l’età di mia figlia. A 12 anni si controllano le vele, prima di prendere il mare (solo pochi anni dopo ci si butterà con gioia nella tempesta su bagnarole improponibili, vai a sapere perché).
Stabilito che la ricompensa sarà espressa in base a quanto si può e si sa (oltre al borsellino, è apprezzato condividere il bagaglio di entusiasmo), quattro paia d’occhi si tuffano nella scatola dei cataloghi.
Olga è la prima. Si butta, attratta dalla vertigine del volo, in un movimento fluido che la accompagni nell’esercizio di capovolgere il mondo. La saggezza 12enne non si smentisce.
La segue Lucrezia, che ha una collezione di buoni propositi da incrociare con la memoria e nutrire di sane abitudini per generare sorprese. La scelta della sua pagina è una delle più impegnative che ricordi, ma ci lascia entrambe curiose e appagate, mi pare.
Virginia ha il giallo di una margherita fra i capelli, quello di una corsa nel grano sulle calze che le fasciano gambe lunghe, quello del sole spuntato all’improvviso in questa giornata nello sguardo rapido che si posa su ogni cosa. Mentre mi racconta dell’emozione di una sorpresa regalata all’amica, io le restituisco la possibilità della scelta che è gentile definizione di sé, in una poesia.
Della quarta fanciulla conservo solo uno sguardo sorridente e fuggevole, un paio di foglietti abbandonati sulla scatola, un saluto rapido, non so se timido o frettoloso. La rassicurante percezione che ci sia una prossimità ideale per ciascuno, e che la mia casa le si adatti senza sforzo apparente.
Di nessuna di loro, contrariamente al solito, ho la foto.
Il telefono era in custodia alla mia bambina, rimasta a casa mentre speravo di dare un senso a questo pomeriggio.
Quattro altre “bambine” hanno risposto alla mia domanda.
Grazie.