
Credete sia un libro, ma è la strada la pagina su cui poso gli occhi.
Alzo lo sguardo e vi vedo.
Mentre vi cola il gelato, vi sale la gonna, un tacco si incastra e lui non vi guarda.
Mentre il bambino frigna e la sorella scappa e la domenica è interminabile.
Mentre l’amico commenta, il cellulare si lamenta, il venditore vi assedia e le vostre orecchie scottano anche a dicembre.
Mentre guardate lontano, alto sopra la folla, camminando a qualche centimetro da terra, circondati da abbracci invisibili, se non nella piega del sorriso che vi sfugge come un pensiero.
Mentre rubate uno scatto senza alzare lo sguardo, grattando la superficie senza vincere niente, e poi scappate con la coda del misfatto fra le gambe.
Mentre abbottonate più stretto il cappotto sulle spalle curve, per proteggervi da spifferi che soffiano da dentro, e trascinate i piedi, e avete borse pesanti, braccia sfinite, occhi spenti, ma andate avanti, nonostante tutto andrete avanti.
Mentre inciampate ogni istante in un pensiero, un saluto, una sorpresa, una buffezza, una domanda, una rivelazione, e scoppiate a ridere da soli all’improvviso.
Mentre vi amate, vi detestate, vi conoscete, vi riconoscete, vi isolate, pervicacemente vi ignorate, camminate, passate presenti davanti ai miei occhi.
Mentre non guardate niente o vedete tutto, io vi osservo, leggo, raccolgo, conservo.
Siete il mio libro migliore.
Foto di Andrea Grimaldi